Negli ultimi tempi Twitter ha lanciato una sua app mobile per lo streaming video su internet, molto semplice, intuitiva ed efficiente: con uno smartphone android / iOS anche di media-bassa fascia è possibile creare un vero e proprio canale di streaming su internet, cioè una sorta di TV privata online, alla portata di tutti. Il suo nome è Periscope.
L’hanno concepita, l’hanno provata, dimostrata, l’hanno pubblicizzata parecchio (nel settore informatico-tecnologico) ancora prima del lancio, con anteprime, infografiche, video-pubblicitari. E’ il prodotto di una startup di cui si parla da almeno un anno, e che è stata acquisita da Twitter a inizio 2015.
Un anno.
Dal momento del suo debutto nei vari App-store di Android e iOS (Apple), sono bastati pochissimi giorni affinchè qualcuno notasse che uno degli scopi possibili di questa meravigliosa app potesse essere quello di diffondere contenuti protetti, come ad esempio eventi sportivi esclusivi delle Pay TV, in modo estremamente semplice: ad esempio una persona può inquadrare la sua bella TV sintonizzata su Sky Sport con lo smartphone e trasmettere tramite Periscope, gratuitamente, e in HD, una gara di Formula Uno o la finale di Champions League, invece di pagare 10 euro per l’evento o 30 euro per l’abbonamento.
Dubbi, perplessità, stupore, critiche, richiesta di maggiori controlli.
NON CI AVEVA PENSATO NESSUNO?
Passano altri giorni, tutti si concentrano sul fenomeno dello streaming “pirata”, mentre un paio di giornalisti (“New York Times” e “Guardian”) scoprono tutto un sistema di videochat erotiche attraverso Periscope.
E’ semplice, hai il tuo smartphone, puoi andare online in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, e se sei, ad esempio, una ragazza molto smaliziata con un numero di followers “interessati” molto alto, puoi riuscire a generare introiti basati su piccoli “premi” in denaro (mandati tramite piattaforme esterne) in cambio di una sbirciatina al tuo seno, al tuo sedere, di un balletto provocante, o chissà chè.
Ovviamente scandalo, reazioni enormi (negative) sui social in merito a questo fenomeno.
Con l’industria del porno che genera il 38% dell’intero traffico di internet e ha introiti a 12 zeri, NESSUNO CI AVEVA MAI PENSATO????!?
Durante questo anno in cui Periscope è stato sviluppato e testato, a cosa hanno pensato?
Mi viene in mente l’aneddoto di Sally Ride, la prima donna statunitense a partecipare ad una missione spaziale. Pare che poco prima di partire per il suo primo viaggio nello spazio (durata: 7 giorni), nel 1983, gli scienziati della NASA avessero chiesto lei se 100 (CENTO) tampax fossero sufficienti per il suo fabbisogno.
Anche gli sviluppatori di Periscope sono così innocenti, puri e casti da non conoscere nulla sul sesso, sulle tecniche di riproduzione, sugli istinti primordiali molto sviluppati della popolazione internettiana?
Non si può dare nulla per scontato in questo mondo, tutto è possibile.
Anche che un parroco arrestato per pedopornografia si difenda dicendo che si era diffusa la voce che fosse molto bravo a fare foto di nudi e allora erano i bambini ad andare da lui per farsi fotografare al fine di partecipare a provini hard. E lui non poteva esimersi, sentiva di doverli aiutare.
Di fronte a tali difese (confermate anche dal legale del parroco), vien da pensare che la possibilità che gli sviluppatori di Periscope non abbiano veramente pensato all’utilizzo erotico e pirata della loro App, non sia da escludere a priori.